Che non si tenga alcuna critica, anche quando investe chi – tecnicamente – è un suo superiore, è cosa nota. Ma oggi Vittorio Sgarbi, sottosegretario alla Cultura ormai in rotta con il ministro Gennaro Sangiuliano anche per la questione delle consulenze d’oro, prende di mira tutto il governo di cui, sempre tecnicamente, fa parte: “Nove decimi di quelli che sono al governo non hanno alcuna competenza e diventano ministri di questo o di quello. L’idea che qualcuno venga chiamato perché appartenente a un partito è la ragione per cui la politica non funziona. Occorre rimettere nei luoghi adatti le persone competenti”. Queste le sue parole durante un evento della Biennale Milano International Art Meeting dove è arrivato

Continua a leggere - Sgarbi: “Quasi tutti i ministri al governo non hanno competenza, rappresentano soltanto gli interessi di qualcuno”

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Dal sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove dovrebbe arrivare subito un gesto concreto. Gesto che potrebbe dimostrare, al contempo, che la parola Giustizia per lui ha davvero un valore e che, come politico e come uomo di governo, ha chiare le responsabilità che competono all’uno e all’altro ruolo. Soprattutto il suo gesto dovrebbe sgombrare il campo dall’ipotesi che ci possa essere un collegamento con il suo caso dietro la sciagurata decisione del ministero dell’Interno di togliere la scorta alla giudice per le indagini preliminari di Roma Emanuela Attura.

Continua a leggere - Toghe | Il sottosegretario Delmastro chieda che venga ripristinata la scorta alla gip Attura

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Esami su esami. È così che i medici provano ad arginare la possibilità di qualsiasi errore prima di mettere mano ai pazienti. La cosiddetta “medicina difensiva”, un fenomeno tutto italiano, unico paese insieme a Polonia e Messico a prevedere sanzioni penali per i dottori. Alla strategia, che pesa 10 miliardi sulle casse dello Stato e lo 0,75% del Pil, vuole mettere un freno il ministero della Sanità, da cui lo stesso ministro Orazio Schillaci ha preso posizione: “Il reato va depenalizzato”. A scongiurare il suo impegno, dallo stesso schieramento del governo, un gruppo di deputati leghisti deposita una legge che corre in senso opposto e conferma la pena: da 3 mesi a 5 anni di reclusione in

Continua a leggere - I medici paghino penalmente per errori gravi: la proposta di legge della Lega che sfida i ministri Schillaci e Nordio

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“Drammatici fatti di cronaca scuotono le coscienze del Paese. Una società umana, ispirata a criteri di civiltà, non può accettare, non può sopportare lo stillicidio di aggressioni alle donne, quando non il loro assassinio. La pena e il dolore insanabili di famiglie e di comunità ferite sono lo strazio di tutti. Quando ci troviamo di fronte a una donna uccisa, alla vita spezzata di una giovane, a una persona umiliata verbalmente o nei gesti della vita di ogni giorno, in famiglia, nei luoghi di lavoro, a scuola, avvertiamo che dietro queste violenze c’è il fallimento di una società che non riesce a promuovere reali rapporti paritari tra donne e uomini”. Lo scrive il presidente della Repubblica, Sergio

Continua a leggere - Femminicidi, Mattarella: “Le donne devono essere libere di essere libere”

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“Il silenzio del femminismo sugli stupri del 7 ottobre è grave, colpevole, un vero cortocircuito nell’agenda delle donne. Noi, in quanto femministe, dobbiamo essere solidali con tutte le vittime di abusi sessuali. Ovunque ci sia una violenza, dentro e fuori i conflitti, non si può essere di parte di fronte a una donna che subisce violenza di genere.

Continua a leggere - La filosofa Rumiati: “Il silenzio delle femministe sugli stupri di Hamas del 7 ottobre è un cortocircuito nell’agenda delle donne”

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È il giorno della grande adunata contro la violenza sulle donne. Obiettivo: fare rumore. Non spegnere l’eco di rabbia e indignazione che si è accesa dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin. La politica però arriva all’appuntamento slabbrata. In ordine sparso. La destra, come da previsioni, non sfilerà. A cominciare da Giorgia Meloni. Anche l’ex campo largo però, davanti alla manifestazione principale – il corteo che partirà alle 14 dal Circo Massimo di Roma – si sfarina. E un po’ marca visita.

L’unica leader dell’opposizione che sarà in questa piazza è Elly Schlein. Dal Nazareno arriva la conferma a Repubblica: dopo il congresso di Sinistra italiana, a cui Schlein parteciperà in mattinata a Perugia, la segretaria del Pd monterà

Continua a leggere - “Facciamo rumore”: la piazza delle donne. Schlein sfila a Roma, assenti gli altri leader

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“C’è una parte della piattaforma con la quale è stata convocata la piazza di Roma, che non condivido: quella in cui si accusa Israele di colonialismo. Non ho capito cosa c’entra con la violenza contro le donne”. Mara Carfagna, presidente di Azione, vent’anni di battaglie femministe fra le fila di un partito patriarcale come FI, ha deciso di disertare il corteo che oggi, dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin, promette di assumere dimensioni impensabili alla vigilia.

Continua a leggere - Carfagna: “Al corteo di Roma contro la violenza sulle donne sbagliato dividersi su ideologie. Non si può ignorare l’orrore del 7 ottobre”

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ROMA – Ci volevano le parole chiare, dirette e durissime di una storica come Tamar Herzig per rompere un silenzio – mondiale e colpevole – sugli stupri efferati compiuti dai terroristi di Hamas sulle donne israeliane nell’attacco del 7 ottobre 2023. Stupri come arma di guerra, stupri etnici, stupri come la violenza più estrema su donne, ragazze, bambine, anziane, abusate con ferocia, mutilate e poi esposte sanguinanti come trofei non solo perché “israeliane”, ma in quanto donne e oggetti sessuali.

Continua a leggere - Appello sugli stupri di Hamas: “Basta omertà negazionista”

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Repubblica oggi sarà a Roma nella piazza contro la violenza e la prevaricazione di genere, in ogni sua forma. Sfileremo dietro un nostro striscione armati dell’incrollabile convinzione che ci accompagna ogni giorno nel nostro lavoro giornalistico.

E cioè che ogni battaglia in difesa dei diritti della persona sia una battaglia di libertà e, dunque, un contributo fondamentale alla qualità della nostra democrazia, al nostro stare insieme e, per citare il nostro fondatore, a “una certa idea dell’Italia”.

Siamo al tempo stesso consapevoli di unirci a una manifestazione che ha molte anime differenti. Ma consideriamo questa diversità nello stare insieme una ricchezza cui è giusto contribuire.

Continua a leggere - Repubblica sfila per i diritti

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Che non si tenga alcuna critica, anche quando investe chi – tecnicamente – è un suo superiore, è cosa nota. Ma oggi Vittorio Sgarbi, sottosegretario alla Cultura ormai in rotta con il ministro Gennaro Sangiuliano anche per la questione delle consulenze d’oro, prende di mira tutto il governo di cui, sempre tecnicamente, fa parte: “Nove decimi di quelli che sono al governo non hanno alcuna competenza e diventano ministri di questo o di quello. L’idea che qualcuno venga chiamato perché appartenente a un partito è la ragione per cui la politica non funziona. Occorre rimettere nei luoghi adatti le persone competenti”. Queste le sue parole durante un evento della Biennale Milano International Art Meeting dove è arrivato

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Dal sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove dovrebbe arrivare subito un gesto concreto. Gesto che potrebbe dimostrare, al contempo, che la parola Giustizia per lui ha davvero un valore e che, come politico e come uomo di governo, ha chiare le responsabilità che competono all’uno e all’altro ruolo. Soprattutto il suo gesto dovrebbe sgombrare il campo dall’ipotesi che ci possa essere un collegamento con il suo caso dietro la sciagurata decisione del ministero dell’Interno di togliere la scorta alla giudice per le indagini preliminari di Roma Emanuela Attura.

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“Drammatici fatti di cronaca scuotono le coscienze del Paese. Una società umana, ispirata a criteri di civiltà, non può accettare, non può sopportare lo stillicidio di aggressioni alle donne, quando non il loro assassinio. La pena e il dolore insanabili di famiglie e di comunità ferite sono lo strazio di tutti. Quando ci troviamo di fronte a una donna uccisa, alla vita spezzata di una giovane, a una persona umiliata verbalmente o nei gesti della vita di ogni giorno, in famiglia, nei luoghi di lavoro, a scuola, avvertiamo che dietro queste violenze c’è il fallimento di una società che non riesce a promuovere reali rapporti paritari tra donne e uomini”. Lo scrive il presidente della Repubblica, Sergio

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“Il silenzio del femminismo sugli stupri del 7 ottobre è grave, colpevole, un vero cortocircuito nell’agenda delle donne. Noi, in quanto femministe, dobbiamo essere solidali con tutte le vittime di abusi sessuali. Ovunque ci sia una violenza, dentro e fuori i conflitti, non si può essere di parte di fronte a una donna che subisce violenza di genere.

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È il giorno della grande adunata contro la violenza sulle donne. Obiettivo: fare rumore. Non spegnere l’eco di rabbia e indignazione che si è accesa dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin. La politica però arriva all’appuntamento slabbrata. In ordine sparso. La destra, come da previsioni, non sfilerà. A cominciare da Giorgia Meloni. Anche l’ex campo largo però, davanti alla manifestazione principale – il corteo che partirà alle 14 dal Circo Massimo di Roma – si sfarina. E un po’ marca visita.

L’unica leader dell’opposizione che sarà in questa piazza è Elly Schlein. Dal Nazareno arriva la conferma a Repubblica: dopo il congresso di Sinistra italiana, a cui Schlein parteciperà in mattinata a Perugia, la segretaria del Pd monterà

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“C’è una parte della piattaforma con la quale è stata convocata la piazza di Roma, che non condivido: quella in cui si accusa Israele di colonialismo. Non ho capito cosa c’entra con la violenza contro le donne”. Mara Carfagna, presidente di Azione, vent’anni di battaglie femministe fra le fila di un partito patriarcale come FI, ha deciso di disertare il corteo che oggi, dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin, promette di assumere dimensioni impensabili alla vigilia.

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ROMA – Ci volevano le parole chiare, dirette e durissime di una storica come Tamar Herzig per rompere un silenzio – mondiale e colpevole – sugli stupri efferati compiuti dai terroristi di Hamas sulle donne israeliane nell’attacco del 7 ottobre 2023. Stupri come arma di guerra, stupri etnici, stupri come la violenza più estrema su donne, ragazze, bambine, anziane, abusate con ferocia, mutilate e poi esposte sanguinanti come trofei non solo perché “israeliane”, ma in quanto donne e oggetti sessuali.

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Repubblica oggi sarà a Roma nella piazza contro la violenza e la prevaricazione di genere, in ogni sua forma. Sfileremo dietro un nostro striscione armati dell’incrollabile convinzione che ci accompagna ogni giorno nel nostro lavoro giornalistico.

E cioè che ogni battaglia in difesa dei diritti della persona sia una battaglia di libertà e, dunque, un contributo fondamentale alla qualità della nostra democrazia, al nostro stare insieme e, per citare il nostro fondatore, a “una certa idea dell’Italia”.

Siamo al tempo stesso consapevoli di unirci a una manifestazione che ha molte anime differenti. Ma consideriamo questa diversità nello stare insieme una ricchezza cui è giusto contribuire.

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